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Informazioni e informazione. L’incontro dei liceali con il giornalista Francesco Costa

21 Marzo 2023

Cosa significa informarsi? Perché vale la pena farlo?

Da queste e da altre domande sorte nelle discussioni in classe tra ragazzi e docenti sul sistema dell’informazione è nata la proposta dell’incontro con il giornalista e saggista Francesco Costa, vicedirettore della testata online Il Post e autore di popolari podcast (“Da Costa a Costa”, “Morning”), di cui pubblichiamo il video.

Scopo dell’incontro, un dialogo tra il giornalista e i ragazzi del triennio dei licei classico e scientifico nell’ambito del percorso di educazione civica, non era innanzitutto e non solo ribadire l’importanza di rimanere aggiornati su ciò che succede nel mondo, ma è nato dalla consapevolezza che il mondo in cui viviamo è sempre meno fatto di cose e sempre più di informazioni, e che imparare a navigare questo tema così complesso è una competenza sempre meno accessoria.

Il mestiere del giornalista: indagare la realtà

Attraverso il racconto della sua storia personale e del suo percorso professionale, Francesco Costa ha dato una definizione precisa e per nulla scontata del mestiere di giornalista: il giornalismo non è innanzitutto scrivere, saper scrivere, ma è l’attività di indagine della realtà, di un pezzo di realtà. Una realtà che si studia e si indaga con il desiderio e la curiosità di capire come e perché accadono le cose. Come? Parlando con le persone, andando sul posto, leggendo libri, provando a capire, e infine raccontando il risultato della propria indagine con la scrittura, ma anche con video, audio, social ecc.

Informarsi con intenzione: la dieta mediatica

Ma cosa significa informarsi? E come ci si informa correttamente?

Sappiamo infatti già quanto sia importante essere informati: nella vita quotidiana, prima di prendere decisioni importanti per noi, ci informiamo. Il punto è informarsi sempre per capire le cose dall’inizio, senza dare nulla per scontato, fruendo di informazioni affidabili e verificate.

E l’ingrediente fondamentale di una corretta informazione non è il tempo dedicato ad informarsi, ma è l’intenzione: se i social ci propongono delle notizie, quella non è informazione, perché quei contenuti non li abbiamo scelti noi, ma l’algoritmo. Informarsi con intenzione significa dedicare del tempo per approfondire un argomento, andare a cercare informazioni, costruirsi la propria personale dieta mediatica (podcast, video, newsletter, articoli di approfondimento ecc.): deve essere effettivamente una scelta.

Le contraddizioni del sistema dell’informazione

Nei loro temi, gli studenti hanno messo in luce alcune considerazioni di fondo sul sistema dell’informazione, che hanno sottoposto a Costa.

Come è possibile navigare nella sovraesposizione di informazioni a cui siamo sottoposti, molte delle quali non verificate e spesso in contraddizione tra loro?

Viviamo in un’epoca di cambiamenti rapidissimi, in una realtà complessa, sfaccettata, per certi versi non indagabile – ha annotato Francesco Costa. Ma occorre iniziare da pezzi di realtà, poco alla volta, per vivere una vita consapevole di ciò che accade intorno a noi, consapevoli del fatto che il senso di confusione e di non sapere cosa è accaduto prima non se ne andrà mai, ma che il mondo, prima o poi, verrà a bussarci alla porta, e ci chiederà di conoscere sempre più aspetti di questa complessità, che ci toccheranno direttamente.

A volte però – notano i ragazzi - ci sembra di essere intrappolati in un circolo vizioso che vede utenti sempre più distratti e un sistema dell’informazione che si adatta a questo atteggiamento, proponendo un’informazione sempre meno di qualità. Come uscirne?

Il circolo vizioso tra intrattenimento e notizie – ha affermato Costa - ci punta come prede, anche sui siti dei giornali, non solo sui social, ed è molto difficile difendersi. Allora dobbiamo capire quanto del nostro tempo dedichiamo a queste due attività, intrattenimento vs. informazione, consapevoli che le notizie non possono essere spiegate con i meme. E sviluppare uno spirito critico, cambiare testata, cercare informazioni più corrette, più esaustive.

Dobbiamo anche imparare a non pretendere sempre di aver ragione, perché informarci può farci cambiare opinione o allargare il nostro punto di vista. La nostra voglia di avere ragione deve diventare voglia di conoscere di più e meglio le cose, di essere più curiosi e non dare niente per scontato. Perché informarsi respingendo ciò che ci dà torto può essere molto pericoloso.

Il nostro ruolo di fronte alla mediazione

Come ci si difende da una mediazione delle informazioni, dalla confusione che si genera tra informazioni distorte o tra diverse opinioni? Da un sistema che, mentre riporta le notizie, e grazie al modo in cui lo fa, può cambiare il corso della realtà, influenzare il comportamento delle persone?

I giornalisti non possono essere oggettivi – ha sottolineato Costa – perché operano sempre delle scelte su cosa raccontare, le scelte editoriali. E i litigi nei talk show non sono informazione, sono spettacolo. Questo dato di fatto responsabilizza noi lettori: con l’esperienza e informandosi si riconoscono allora gli articoli precisi da quelli non precisi, tenendo accesa la curiosità si capisce quali articoli aiutano ad approfondire temi che ci interessano, si è più determinati a cercare i giornalisti che fanno bene questo mestiere. E se si conoscono più lingue si può accedere a molte più informazioni e scegliere quelle più adeguate.

A volte anche dati scientifici apparentemente inconfutabili possono essere in contrasto tra loro, generare confusione. Dobbiamo allora sapere che la scienza produce poche verità, ma formula piuttosto delle ipotesi, e quando emergono elementi nuovi emergono nuove ipotesi, come è avvenuto col Covid. Non è detto poi che tutti gli studi scientifici siano ugualmente autorevoli, e quindi per forza veritieri. La curiosità ci deve spingere a capire quale studio è più affidabile dell’altro, a cercare altre informazioni, a non fermarci solo ai dati che ci danno ragione.

Ma di fronte a questa complessità è proprio necessario informarsi? Cosa si guadagna?

Siamo tutti interdipendenti gli uni dagli altri – ha fatto notare Costa. L’idea di alienarsi dai problemi del mondo è sbagliata ed è un’illusione, perché il mondo, ad un certo punto, viene a bussarti alla porta. Non c’è alternativa, non è possibile rintanarsi in un posto protetto, e per questo è necessario costruire con la realtà un rapporto che sia maturo. Grazie all’informazione le cose incomprendibili diventano più comprensibili, e si aprono anche possibilità di cambiamento.

Liberarsi dall’algoritmo

Una notazione importante riguarda la fruizione dell’informazione attraverso i social media o i canali digitali: gli algoritmi influenzano tantissimo il nostro modo di informarci, anche in base a quanto noi, inconsapevolmente, permettiamo loro di fare. Gran parte dei contenuti che riceviamo tramite i social non li scegliamo noi, ma ci arriva in base alle nostre abitudini, secondo una logica commerciale: non sono scelti in base a quello che è più interessante per noi, ma a ciò che ci farà stare più incollati allo schermo, ciò che conferma quello che pensiamo già, ciò che ci muove emotivamente, perché lo scopo dei social media è la vendita di pubblicità. L’algoritmo sa cosa genererà la nostra reazione, e questo non prevede una nostra scelta.

Anche nelle piattaforme di streaming, oltre che di e-commerce, gli algoritmi guidano le nostre scelte culturali: subiamo le scelte di chi sta attorno a noi, ci vengono suggeriti contenuti in base a quante persone li fruiscono.

E allora è fondamentale recuperare l’intenzione: scelgo io su cosa e dove informarmi per difendermi dalla dittatura dell’algoritmo. Mi informo su come funziona una redazione, come arrivano le notizie e come vengono riportate, perché i titoli vengono fatti in un certo modo, come si verificano le fonti. Perché anche noi lettori abbiamo un ruolo, possiamo provare ad informarci più consapevolmente.



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