Lo scorso 27 ottobre la Fondazione Sacro Cuore, in collaborazione con l’Associazione Il Rischio Educativo, ha promosso un secondo incontro di Formazione Docenti per approfondire il tema di quest’anno - Dentro la realtà - con una riflessione particolare sul pensiero visivo.
Il Prof. Giuseppe Di Napoli, Docente di Metodologia Progettuale Della Comunicazione Visiva e Teoria e Pratica del Disegno Prospettico all’Accademia di Belle Arti Di Brera e Docente di Teoria della percezione e psicologia della forma all’Istituto Europeo del Design di Milano, ha condotto gli oltre 400 docenti presenti – fisicamente e online – ad addentrarsi nella natura della visione, per cogliere il suo ruolo essenziale nel processo di conoscenza.
Nella sua analisi della natura, del pensiero e della conoscenza umana, Di Napoli si addentra fino alle sue primordiali origini: l’uomo storicamente prima vede e poi parla, prima disegna e poi scrive, è in origine homo videns.
Il pensare per immagini è il fondamento della pratica umana, perché la visione e la formazione delle immagini mentali precedono la formazione del pensiero logico e discorsivo: senza immaginazione non sarebbe possibile alcun tipo di conoscenza.
L’interconnessione di azione, emozione e immaginazione che caratterizza la mente umana ci fa capire quanto la dimensione immaginativa sia strettamente legata alla dimensione espressiva e figurativa, alla capacità progettuale e fattiva del processo di conoscenza.
Mentre l’uomo guarda il mondo, già disegna: così ha guardato le stelle, e ha disegnato le costellazioni con lo sguardo. Tale percezione visiva ci caratterizza ancora oggi: la nostra percezione completa le figure che l’occhio vede con le linee che mancano.
Nella conoscenza visiva l’uomo mette in gioco tre elementi: occhio, mano, segno. Con la mano traccia i segni e rappresenta spazio e tempo: la linea temporalizza lo spazio, la curva spazializza il tempo, lo trattiene, ecc….
Le attività manuali divengono così atti cognitivi, che implicano sempre significati simbolici ed espressivi. Fare, vedere e pensare sono strettamente connessi tra loro.
Il disegno è dunque un atto essenziale della conoscenza: il bambino comunica la sua relazione col mondo attraverso il disegno, in una posizione di ascolto, e nella sua espressività sa già cosa e come disegnare, va solo stimolato ad esprimersi.
Crescendo diventa essenziale non solo il vedere, ma anche il vedere come fare, fino a che non si acquisiscono le competenze, e il saper fare è finalizzato ad un obiettivo di conoscenza.
Il disegno è un linguaggio culturale, che cambia i suoi codici nelle diverse epoche storiche, ma è prima di tutto un linguaggio naturale, il linguaggio espressivo principale nel bambino fino agli 8 – 10 anni. Un disegno fatto di archetipi visivi uguali per tutti e in tutte le epoche.
Allo stesso modo la comunicazione visiva che domina oggi è fatta di segni universali, icone che traducono il pensiero in immagine.
È dunque essenziale educare i bambini a leggere le immagini, il linguaggio universale del disegno, che unifica il vedere con il fare e il pensare.
Perché ciò che l’uomo fa con le mani lo fa con il cervello, usando una forma di pensiero, che non è solo quello logocentrico, ma che trova nell’immagine infinite altre possibilità.
Il disegno è uno strumento conoscitivo: il disegno rappresenta e comunica, ma rende anche visibile l’invisibile, le idee, ciò che le parole non riescono a dire.
Come affermava Michelangelo
“Dopo aver stimato tutto ciò che si fa in questa vita, troverete che ognuno sta, senza saperlo, disegnando questo mondo”
Il principale compito della metodologia didattica formativa – ha concluso Di Napoli – è quello dunque di affinare e trasformare le facoltà della fantasia, della creatività e dell’immaginazione (che sono in parte innate e in parte acquisite) in capacità espressive e in attitudini progettuali.
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Premio Politest Top School 2022
al Liceo Artistico